Nel mese di luglio del 1943 la Divisione viene assegnata in Albania ed il comando viene trasferito da Cettigne ad Argirocastro. Verso la fine del mese di Agosto, il Maggiore Generale Ernesto Chiminiello, già comandante della Divisione "Acqui", subentra al Generale Riccardo Pentimalli destianto al comando del XIV Corpo d'Armata. Trasferita dunque in Albania e sotto il nouvo comando la "Perugia" viene dislocata al confine con la Grecia, nella zona di Argirocastro, Delvino, Kelcyra (in sebo Kljsura, che significa gola), Premeti e Tepeleni.
Alla data dell'armistizio la maggior parte dei reparti e degli uomini della Divisione sono di stanza presso la città militare di Argirocastro. Si tratta di un complesso di caserme in muratura, depositi e villette adibite ad alloggio per gli ufficiali, ubicate all'inteno di un perimetro rettangolare e costruito dai igenieri italiani nel 1939. La città militare sorgeva nell'ampia pianura ai piedi di Argirocastro. Qui il Generale Comandante Ernesto Chiminello poteva dunque contare su più di seimila uomini appartenenti ai seguenti reparti:
1. Comando di Divisione e relativo Quartier Generale;
151a Compagnia Cannoni divisionale da 47/32 al comando del Ten. Rittarossi;
al comando del Tenente Colonnello Domenico Pennestri.
Il 13 settembre, col rientro del II e del III Battaglione, il Reggimento si ricomporrà nella sua integrità.
3. 151° Battaglione Misto Genio Divisionale al comando del Maggiore Stefano Fato e composto da
151a Compagnia Artieri al comando del Capitano Pier Luigi Chiaramonti;
141a Compagnia Teleradio al comando del Capitano Sandro Poltri Tannucci;
4. Comando del 151° Reggimento Artiglieria agli ordini del Colonnello Giovanni Rossi.
5. III Battaglione del 49° Reggimento Fanteria "Parma" con
Compagnia Cannoni da 47/32 al comando del Capitano Ettore Pertoldi;
Compagnia Mortai da 81 mm al comando del Capitano Mario Rovella.
6. I Gruppo del XIV Artiglieria della "Ferrara" composto da due batterie di obici da 100/17al comando del Ten. Col. Archimede Costadura.
7. Servizi Divisionali:
151a Sezione di Sussistenza al comando del Cap. Amos Ognibene;
151° Commissariato Militare al comando del Cap. Salvatore Zanghi;
151° Posta Militare al comando del Cap. Ferruccio Buffo;
151a Sezione di Sanità diretta dal Cap. medico dott. Pasquale Jannello;
147° Ospedale da Campo della "Parma";
49° Ospedale da Campo diretto dal Cap. medico dott. Camillo Magnaghi;
137° Ospedale da Campo diretto dal ten. medico dott. Otello Bartolozzi.
Nel primo pomeriggio del 13 settembre rientrano alla città militare i seguenti reparti:
II Battaglione "Ciclisti", proveniente da Delvino, al comando del Tenente Colonnello Emilio Cirino, coadiuvato dall'aiutante maggiore Ten. Vincenzo Rago;
III Battaglione, proveniente da Giorgiokat al comando del Maggiore Mario Gigante.
Il 129° Reggimento dunque si ricompone nella sua interezza.
A Tepeleni, con il Generale Giuseppe Adami, comandante la Fanteria Divisionale della "Perugia", vi era appunto il Colonnello Eugenio Ragghanti, comandante del 130° Reggimento ed il Tenente Colonnello Lorenzo Lagorio col II Battaglione del 130° del quale era comandante.
A Premeti era invece dislocato il III Battaglione del 130° Fanteria comandato dal Maggiore Simone Ciampa, con la Comapagnia Comando di Battaglione, la IX la X la XI la XII e la IX Compagnia, due plotoni della Compagnia Cannoni da 47/32, ed un plotone della Compagnia Mortai da 81 mm.
A Kelcyra (Kljsura) era, infine, dislocato il I Battaglione del 130° al comando del Ten. Col. Gino Ferri con un plotone della Compagnia Cannoni da 47/32 e due plotoni della Compagnia Mortai da 81 mm.
Nei trenta giorni successivi la Divisione, ormai priva di ordini provenienti dagli alti comandi, braccata dai tedeschi e dai partigiani albanesi, consegnerà le armi e comincerà a sgretolarsi. Il Generale Chiminello, fatto prigioniero dai Tedeschi del 99 Reggimento Gebirgsjäger con molti altri ufficiali, sarà fucilato il 4 ottobre a Capo Limeone (Porto Edda). Stessa sorte toccherà, il giorno successivo, agli altri ufficiali catturati con il Generale. Gli ultimi ufficiali, rifugiatisi sui monti, saranno anch'essi catturati dai tedeschi e, senza nemmeno essere processati, verrano fucilati il 7 ottobre 1943; questi strenui difensori della libertà sono gli Eroi di Kuç.